A poche ore dal naufragio di 117 immigrati al largo della Libia, un altro barcone in avaria ha lanciato la richiesta di soccorso. A raccogliere l'sos, dopo l'imbarcazione si era rifiutata di chiedere aiuto alle autorità libiche, è stata Malta che ha inviato le proprie navi.Il barcone, sul quale starebbe viaggiando un centinaio di immigrati, ha iniziato a trovarsi in difficoltà quando si trovava a 60 miglia a nord dalla città libica di Misurata. Mentre tentavano di utilizzare un motore, le persone che si trovavano a bordo hanno cominciato ad andare nel panico temendo il peggio. A quel punto, anziché chiedere aiuto alla Marina Militare di Tripoli, hanno contattato i volontari di Alarm Phone, il call center che raccoglie richieste di soccorso in mare, invitandoli apertamente a non informare le autorità libiche della loro posizione. "Volevano che informassimo le autorità, ma non quelle libiche - spiegano - abbiamo fornito loro assistenza legale, spiegando che Libia e Italia avrebbero sostenuto la responsabilità libica per l'area in cui erano".Un'ora dopo la prima richiesta di soccorso, arrivata al call center intorno alle 11, gli immigrati hanno fatto sapere che a bordo c'era anche un bambino "in stato di incoscienza o deceduto" e che tra di loro stava montando il panico. A quel punto si trovavano a 12 miglia più a est e avevano problemi di navigazione. "Il natante sta imbarcando acqua", hanno fatto sapere ai volontari di Alarm Phone che hanno immediatamente chiamato la sala operativa di Roma per fornire la nuova posizione Gps dell'imbarcazione. Dall'Italia gli è stato, però, detto di sentire direttamente le autorità maltesi. "Abbiamo richiesto assistenza urgente - hanno spiegato - le mail verso Tripoli ci sono tornate indietro immediatamente". Malta, invece, ha confermato la propria disponibilità a prestare soccorsi.
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